LA DISTINZIONE TRA PLURALISMO E RELATIVISMO,
TEMA CHIAVE DELLA
“NOTA DOTTRINALE” SULL’IMPEGNO DEI CATTOLICI IN POLITICA,
PUBBLICATA IERI DALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Radio Vaticana, intervista del 17 gennaio 2003
– Con noi, il cardinale Joseph Ratzinger –
Un “vademecum” per i cattolici impegnati nella politica di fronte al pericoloso emergere di “orientamenti ambigui” e “posizioni discutibili” nella società contemporanea.
Questo l’obiettivo primario della Nota dottrinale sul comportamento dei fedeli chiamati alla partecipazione della vita pubblica (cfr. http://www.ratzinger.it/modules.php?name=News&file=article&sid=136 ).
Un documento, pubblicato ieri dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, con l’intento di richiamare alcuni principi propri della coscienza cristiana che ispirano l’impegno sociale e politico dei cattolici nelle società democratiche. Esigenza ancor più sentita oggi con la dispersione dei politici cattolici in più partiti, a volte profondamente diversi tra loro per storia e programmi. Tema centrale della Nota – articolata in quattro capitoli – la distinzione tra pluralismo e relativismo come spiega il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Joseph Ratzinger, al microfono di Stefan Kempis:
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R. – Nel documento distinguiamo soprattutto tra pluralismo e relativismo.
Il pluralismo in politica è una cosa naturale, ovvia perché per tante questioni politiche non c’è una risposta già fatta, già evidente, ma ci sono diverse possibilità di reagire alle diverse sfide della situazione attuale.
Quindi il pluralismo è una cosa normale in politica.
Il relativismo invece afferma che non c’è nessuna verità etica e morale obbligatoria, vincolante per la coscienza del cristiano.
Se ci incamminiamo su questa strada pensando che il pluralismo sia la stessa cosa che il relativismo perdiamo proprio i fondamenti dell’umanità e anche i fondamenti della democrazia che è basata sul consenso di un minimo di etica quale condizione per la verità, per l’umanità e per la condizione democratica.
In questo senso distinguiamo anche tra laicità e laicismo.
Laicità vuol dire la giusta autonomia dello Stato, della sfera politica.
Non spetta alla gerarchia della Chiesa indicare ai politici che cosa fare.
Sono i laici, con la loro coscienza illuminata, che hanno la responsabilità di trovare la strade giusta.
Ecco, decisiva è la ragione giusta, pratica che si orienta ai grandi valori determinanti per l’essere umano.
Il laicismo, invece, è un’idea per la quale i contenuti morali della fede cristiana non dovrebbero entrare in politica, sarebbero da escludere e si creerebbero due mondi che non si possono toccare.
Invece i grandi valori etici, messi in luce dalla fede cristiana, sono d’orientamento anche in politica e questo orientamento vincolante per una coscienza illuminata non toglie niente alla libertà del politico.
Al contrario, osservare i fondamenti dell’umanesimo è anche difendere la libertà umana.
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http://www.vaticanradio.org/radiogiornale/ore14/2003/gennaio/03_01_17.htm#ratzinger