Un ricordo del 1977 «Nel suo pellegrinaggio in Terra Santa fu il luogo che più lo impressionò»
L’ultimo numero del bollettino dei Piccoli fratelli di Gesù riprende una pagina su Charles de Foucauld scritta dall’allora arcivescovo di Monaco Joseph Ratzinger nel suo libro «Il Dio di Gesù Cristo» (1977). Ne proponiamo la parte centrale.
«Proprio quando il sentimentalismo che circondava Nazareth era fiorente, il vero mistero di Nazareth è stato scoperto, in una nuova maniera, nel suo contenuto più profondo senza che i contemporanei lo avvertissero. Fu Charles de Foucauld che, alla ricerca dell'”ultimo posto”, trovò Nazareth. Durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa fu il luogo che più lo impressionò: non si sentiva chiamato a seguire Gesù nella sua vita pubblica; è Nazareth che lo colpì nel più profondo del cuore. Voleva imitare Gesù silenzioso, povero e lavoratore. Voleva seguire alla lettera la parola di Gesù: “Quando sei invitato, vai a metterti all’ultimo posto” (Lc 14,10). Sapeva che lo stesso Gesù aveva spiegato questa parola vivendola per primo; sapeva che ancora prima di morire sulla croce, nudo e senza la benché minima proprietà, Gesù aveva scelto, a Nazareth, l’ultimo posto.
Charles de Foucauld ha trovato la sua Nazareth prima nella trappa di Nostra Signora delle Nevi (1890). Poi, solo sei mesi dopo, in Siria in una trappa ancora più povera, Nostra Signora del Sacro Cuore. Da là scriveva alla sorella: “Lavoriamo come i contadini, lavoro infinitamente proficuo per l’anima, durante il quale si può pregare e meditare… Si comprende bene cosa sia un pezzo di pane quando si sa per esperienza quanta fatica costa fabbricarlo…”.
Charles de Foucauld, seguendo le tracce dei “misteri della vita di Gesù”, ha trovato il lavoratore Gesù. Ha incontrato il vero “Gesù storico”. Nel 1892, nello stesso tempo in cui Charles de Foucauld lavorava a Nostra Signora del Sacro Cuore, fu pubblicato in Europa un libro di Martin Kahler che fece epoca: «Il Gesù detto della storia e il Cristo storico-biblico». Fu un punto d’arrivo nel dibattito sul Gesù della storia.
Fratel Carlo, nella sua trappa in Siria, non ne sapeva nulla. Ma, vivendo come a Nazareth, imparò di più di quanto questa dotta discussione poteva mettere in luce. Laggiù, nella meditazione vivente su Gesù, si aprì, così, una nuova via per la Chiesa. Perché lavorare con il lavoratore Gesù e immergersi in “Nazareth”, costituì il punto di partenza dell’idea come della realtà del prete al lavoro. Fu per la Chiesa una riscoperta della povertà. Nazareth ha un messaggio permanente per la Chiesa. La Nuova Alleanza non comincia nel Tempio, né sulla Montagna Santa, ma nella piccola casa della Vergine, nella casa del lavoratore, in uno dei luoghi dimenticati della “Galilea dei pagani”, dalla quale nessuno aspettava qualcosa di buono. Solo partendo da lì la Chiesa potrà prendere un nuovo slancio e guarire. Non potrà mai dare la vera risposta alla rivolta del nostro secolo contro la potenza della ricchezza, se nel suo stesso seno, Nazareth non è una realtà vissuta».
[da Avvenire del 8-11-2005]