Charles Curran sospeso dall’insegnamento della teologia

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25 luglio 1986 
la congregazione conferma la sua posizione secondo cui chi, come Curran, dissente dal magistero, non può essere né idoneo né eleggibile all’insegnamento della teologia cattolica.

 


Rev.do prof. Curran,
QUESTA CONGREGAZIONE desidera accusare ricevuta della sua lettera del 10 aprile 1986, alla quale ella allegava la sua risposta definitiva alle “Osservazioni” critiche inviatele, in merito ad alcune tesi da lei sostenute nelle sue pubblicazioni. Ella dice di “rimanere tuttora convinto dell’esattezza di queste posizioni … “. Nel contempo, ripropone quello che lei stesso definisce “un compromesso”, secondo il quale ella continuerebbe a insegnare teologia morale, ma non nel campo dell’etica sessuale.
Lo scopo di questa lettera è di comunicarle che la congregazione conferma la sua posizione secondo cui chi, come lei, dissente dal magistero, non può essere né idoneo né eleggibile all’insegnamento della teologia cattolica. Di conseguenza, essa non accetta la sua soluzione di compromesso, a motivo dell’unità organica dell’autentica teologia cattolica, unità che è intimamente legata, nel suo contenuto e nel suo metodo, alla fedeltà al magistero della chiesa.
Le diverse posizioni di dissenso che questa congregazione le ha contestato, e cioè quelle riguardanti il diritto al dissenso pubblico dal magistero ordinario, l’indissolubilità dei matrimonio sacramentale consumato, l’aborto, l’eutanasia, la masturbazione, la contraccezione artificiale, i rapporti prematrimoniali e gli atti omosessuali, sono state elencate con la dovuta accuratezza nelle “Osservazioni” sopra menzionate del luglio 1983, e sono già state pubblicate. Non è quindi il caso di entrare nei dettagli sul fatto che ella realmente dissente su tali questioni.


C’è tuttavia un aspetto che deve essere messo in evidenza. La sua affermazione di fondo è che le sue tesi, poiché sono convincenti per lei e divergono solo dall’insegnamento “non infallibile” della chiesa, costituiscono un dissenso “responsabile”, e dovrebbero pertanto essere permesse dalla chiesa. A questo riguardo sembrano necessarie le seguenti considerazioni.
In primo luogo va ricordato l’insegnamento del concilio Vaticano II che, in modo chiaro, non limita il magistero infallibile solamente alle materie di fede oppure alle definizioni solenni. “Lumen gentium”, al n. 25, afferma: “… quando tuttavia essi (i vescovi), anche dispersi per il mondo, ma conservanti il vincolo della comunione tra di loro e col successore di Pietro, nel loro insegnamento autentico circa materie di fede e di morale s’accordano su una dottrina da ritenersi come definitiva, propongono infallibilmente la dottrina di Cristo”. Per di più, la chiesa non costruisce la sua vita solo sul suo magistero infallibile, ma anche sul l’insegnamento del suo magistero autentico ordinario.


Alla luce di queste considerazioni, appare chiaro che ella non ha tenuto adeguatamente conto, per esempio, che la posizione della chiesa sull’indissolubilità del matrimonio sacramentale consumato, che ella pretenderebbe fosse mutata, in realtà è stata definita al concilio di Trento e perciò appartiene al patrimonio della fede. Alla stessa maniera ella non dà sufficiente peso all’insegnamento del concilio Vaticano II, quando, in piena continuità con la tradizione della chiesa, ha condannato l’aborto, qualificandolo come “delitto abominevole”. In ogni caso i fedeli non sono tenuti ad accettare solo il magistero infallibile. Essi sono chiamati a dare il religioso ossequio dell’intelligenza e della volontà alla dottrina che il supremo pontefice o il collegio dei vescovi, esercitando il magistero autentico, enunciano in materia di fede o di morale, anche se non intendono proclamarla con un atto definitivo. Questo ella ha continuamente rifiutato di fare.


Ci sono inoltre due questioni collegate che, soprattutto negli ultimi mesi, sono state ampiamente fraintese nel corso dell’esame attuato da questa congregazione circa le sue opere, e che devono essere precisate. Innanzitutto, ella ha pubblicamente protestato perché non le è mai stato detto chi fossero i suoi “accusatori”. Ora, la congregazione ha basato il proprio esame esclusivamente sulle opere da lei pubblicate e sulle sue risposte personali alle proprie “Osservazioni”. Pertanto, di fatto, le sue stesse opere sono state i suoi “accusatori” ed esse soltanto.
Ella ha inoltre protestato perché non le sarebbe mai stata data la possibilità di consigliarsi. Ora, dal momento che l’esame è stato condotto sulla base di documentazione scritta, ella ha avuto ogni possibilità di ricorrere a qualsiasi tipo di consulenza da lei desiderata. E’ altrettanto chiaro che lei lo ha fatto. Nella sua lettera del 24 agosto 1984, in risposta alle “Osservazioni” della congregazione, ella stessa affermava che le sue posizioni le aveva prese “dopo un gran numero … di consultazioni…”; inoltre nella lettera della congregazione del 17 settembre 1985, di fatto la si invitava a continuare a servirsi di quegli stessi mezzi, al fine di arrivare a una risoluzione accettabile delle divergenze tra le sue posizioni e la dottrina della chiesa. Infine, dietro sua richiesta, quando venne all’incontro dell’8 marzo 1986, ella era accompagnato da un teologo di sua fiducia, che lei stesso aveva scelto.


In conclusione, questa congregazione richiama l’attenzione sul fatto che ella ha preso le sue posizioni di dissenso nella sua qualità di professore di teologia nella facoltà ecclesiastica di una università pontificia. Nella lettera indirizzatale in data 17 settembre 1985, si notava che “…le autorità della chiesa non possono permettere che continui la situazione attuale, nella quale si protrae la contraddizione intrinseca per cui uno che ha il compito di insegnare nel nome della chiesa, di fatto nega la sua dottrina”. Pertanto questa congregazione, in seguito al suo reiterato rifiuto di accettare ciò che la chiesa insegna e in forza del proprio mandato di promuovere e salvaguardare la dottrina della chiesa in materia di fede e di morale in tutto il mondo cattolico, d’intesa con la Congregazione per l’educazione cattolica, non vede altra alternativa se non quella di notificare all’ecc.mo cancelliere che ella non può più essere considerato né idoneo né eleggibile ad esercitare la funzione di professore di teologia cattolica.


Questa decisione è stata presentata al Santo Padre in un’udienza concessa al sottoscritto card. prefetto il 10 luglio del corrente anno e da lui approvata quanto al contenuto e quanto alla procedura seguita.
Questo dicastero desidera inoltre informarla che tale decisione sarà resa pubblica non appena ella ne avrà avuto comunicazione.
Vorrei infine esprimere la sincera speranza che questa spiacevole ma necessaria conclusione dell’esame della congregazione possa indurla a rivedere le sue posizioni di dissenso e ad accettare l’insegnamento della chiesa cattolica nella sua integralità,


dev.mo in Cristo
+ JOSEPH card. RATZINGER
prefettus


25 luglio 1986


 


Il rev. Charles Curran era professore di teologia morale presso la Catholic University of America (Washington). La sua non idoneità all’insegnamento della teologia cattolica è stata resa pubblica negli Stati Uniti dal National Catholic News Service, a cura delle autorità ecclesiastiche competenti, dopo che l’interessato, secondo la prassi, ne aveva ricevuto comunicazione.