Benedetto XVI e il cardinale Sarah: “Celibato indispensabile, non possiamo tacere”

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Un opera rara e di portata «storica». Così definisce il giornalista francese Nicolas Diat, parlando in qualità di editore, il libro che uscirà mercoledì 15 gennaio scritto a quattro mani dal papa emerito Benedetto XVI e dal cardinale Robert Sarah, attuale prefetto al Culto divino. Si intitola Dal profondo del nostro cuore e in Francia viene editato da Fayard, ma non uscirà solo oltralpe perché è già trapelato che anche l’editore statunitense Ignatius press farà uscire il testo nei prossimi giorni.

Dalle indiscrezioni riportate sul quotidiano francese Le Figaro, uscite nella tarda serata di domenica, il libro si pone come una riflessione di queste due personalità della chiesa cattolica a difesa del principio del celibato sacerdotale, in qualche modo messo in discussione dal recente sinodo sull’Amazzonia e anche nei lavori preparatori del sinodo della chiesa tedesca che è in corso.

Il libro è stato redatto negli ultimi tempi, quasi a segnare un’urgenza. I due autori precisano nell’introduzione cofirmata che il tutto è sorto «in questi ultimi mesi, mentre il mondo risuonava del frastuono creato da uno strano sinodo dei mass media che prendeva il posto del sinodo reale», ma a ben vedere appare chiaro che la loro difesa del celibato non ha di mira esclusivamente i mass media, ma un pericolo che hanno ravvisato come concreto all’interno della chiesa stessa al di là delle possibili interpretazioni mass mediatiche. Non è usuale che un papa emerito e un cardinale come Sarah firmino insieme un testo come questo, più unico che raro, se il problema fosse solo interpretativo.

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La nuova “Enciclica” di Papa Benedetto XVI

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Dal 21 al 24 febbraio 2019, su invito di Papa Francesco, si sono riuniti in Vaticano i presidenti di tutte le conferenze episcopali del mondo per riflettere insieme sulla crisi della fede e della Chiesa avvertita in tutto il mondo a seguito della diffusione delle sconvolgenti notizie di abusi commessi da chierici su minori. La mole e la gravità delle informazioni su tali episodi hanno profondamente scosso sacerdoti e laici e non pochi di loro hanno determinato la messa in discussione della fede della Chiesa come tale. Si doveva dare un segnale forte e si doveva provare a ripartire per rendere di nuovo credibile la Chiesa come luce delle genti e come forza che aiuta nella lotta contro le potenze distruttrici.

Avendo io stesso operato, al momento del deflagrare pubblico della crisi e durante il suo progressivo sviluppo, in posizione di responsabilità come pastore nella Chiesa, non potevo non chiedermi – pur non avendo più da Emerito alcuna diretta responsabilità – come, a partire da uno sguardo retrospettivo, potessi contribuire a questa ripresa. E così, nel lasso di tempo che va dall’annuncio dell’incontro dei presidenti delle conferenze episcopali al suo vero e proprio inizio, ho messo insieme degli appunti con i quali fornire qualche indicazione che potesse essere di aiuto in questo mo­mento difficile. A seguito di contatti con il Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, e con lo stesso Santo Padre, ritengo giusto pubblicare su «Klerusblatt» il testo così concepito.

Il mio lavoro è suddiviso in tre parti.
In un primo punto tento molto breve­mente di delineare in generale il contesto sociale della questione, in mancanza del quale il problema risulta incomprensibile. Cerco di mostrare come negli anni ’60 si sia verificato un processo inaudito, di un ordine di grandezza che nella storia è quasi senza precedenti. Si può affermare che nel ventennio 1960-1980 i criteri validi sino a quel momento in tema di sessualità sono venuti meno completamente e ne è risultata un’assenza di norme alla quale nel frattempo ci si è sforzati di rimediare.
In un secondo punto provo ad accennare alle conseguenze di questa si­tuazione nella formazione e nella vita dei sacerdoti.
Infine, in una terza parte, svilupperò alcune prospettive per una giusta ri­ sposta da parte della Chiesa.

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Condannata l’opera di Suor M. A. Farley

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Condannato il libro: “Solo amore. Una cornice per un’etica sessuale cristiana” della suora M.A. Farley

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

NOTIFICAZIONE SUL LIBRO
JUST LOVE. A FRAMEWORK FOR CHRISTIAN SEXUAL ETHICS
DI SR. MARGARET A. FARLEY, R.S.M.

  

Introduzione

La Congregazione per la Dottrina della Fede, a seguito di un primo esame del libro Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics (New York: Continuum, 2006) di Sr. Margaret A. Farley, R.S.M., con lettera del 29 marzo 2010 indirizzò all’Autrice, per i buoni uffici di Sr. Mary Waskowiak, allora Superiora Generale delle Sisters of Mercy of the Americas, un’ampia valutazione preliminare, indicando i problemi dottrinali presenti nel testo.
La risposta del 28 ottobre 2010, fornita da Sr. Farley, non risultò sufficiente a chiarificare i problemi segnalati. Poiché il caso riguardava errori dottrinali presenti in un libro la cui pubblicazione si è rivelata causa di confusione tra i fedeli, la Congregazione decise di intraprendere un “esame con procedura urgente”, secondo il Regolamento per l’esame delle dottrine (cf. cap. IV, artt. 23-27).

Al riguardo, dopo la valutazione condotta da parte di una Commissione di esperti (cf. art. 24), la Sessione Ordinaria della Congregazione in data 8 giugno 2011 confermò che il libro in parola conteneva proposizioni erronee, la cui divulgazione arrischiava grave danno ai fedeli. Successivamente, con lettera del 5 luglio 2011, fu trasmesso a Sr. Waskowiak l’elenco delle proposizioni erronee, chiedendole di invitare Sr. Farley ad offrire una correzione delle tesi inaccettabili contenute nel suo libro (cf. artt. 25-26).

Con lettera del 3 ottobre 2011, Sr. Patricia McDermott, nel frattempo subentrata a Sr. Mary Waskowiak quale Superiora Generale delle Sisters of Mercy of the Americas, trasmise alla Congregazione la risposta di Sr. Farley, accompagnata dal parere proprio e di Sr. Waskowiak, in conformità con l’art. 27 del suddetto Regolamento.
Tale risposta, valutata dalla Commissione di esperti, il 14 dicembre 2011 fu sottoposta all’esame della Sessione Ordinaria per la decisione.
In tale occasione, considerando che la risposta di Sr. Farley non chiariva adeguatamente i gravi problemi contenuti nel suo libro, i Membri della Congregazione decisero di procedere alla pubblicazione di questa Notificazione. (altro…)

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LA BANALIZZAZIONE DELLA SESSUALITÀ

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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

NOTA SULLA BANALIZZAZIONE DELLA SESSUALITÀ
A PROPOSITO DI ALCUNE LETTURE DI “LUCE DEL MONDO”

 

In occasione della pubblicazione del libro-intervista di Benedetto XVI, Luce del mondo, sono state diffuse diverse interpretazioni non corrette, che hanno generato confusione sulla posizione della Chiesa cattolica riguardo ad alcune questioni di morale sessuale. Il pensiero del Papa non di rado è stato strumentalizzato per scopi e interessi estranei al senso delle sue parole, che risulta evidente qualora si leggano interamente i capitoli dove si accenna alla sessualità umana. L’interesse del Santo Padre appare chiaro: ritrovare la grandezza del progetto di Dio sulla sessualità, evitandone la banalizzazione oggi diffusa.

Alcune interpretazioni hanno presentato le parole del Papa come affermazioni in contraddizione con la tradizione morale della Chiesa, ipotesi che taluni hanno salutato come una positiva svolta e altri hanno appreso con preoccupazione, come se si trattasse di una rottura con la dottrina sulla contraccezione e con l’atteggiamento ecclesiale nella lotta contro l’Aids. In realtà, le parole del Papa, che accennano in particolare ad un comportamento gravemente disordinato quale è la prostituzione (cfr. Luce del mondo, prima ristampa, novembre 2010, pp. 170-171), non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale della Chiesa.

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Norme per la Cost. Ap. ANGLICANORUM COETIBUS

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CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

NORME COMPLEMENTARI ALLA COSTITUZIONE APOSTOLICA ANGLICANORUM COETIBUS

4 novembre 2009

In questi ultimi tempi lo Spirito Santo ha spinto gruppi anglicani a chiedere più volte e insistentemente di essere ricevuti, anche corporativamente, nella piena comunione cattolica e questa Sede Apostolica ha benevolmente accolto la loro richiesta. Il Successore di Pietro infatti, che dal Signore Gesù ha il mandato di garantire l’unità dell’episcopato e di presiedere e tutelare la comunione universale di tutte le Chiese, non può non predisporre i mezzi perché tale santo desiderio possa essere realizzato.

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Prefazione al secondo volume dei miei scritti

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Prefazione al secondo volume dei miei scritti

di Joseph Ratzinger

Dopo la pubblicazione dei miei scritti sulla liturgia segue ora nell’edizione generale delle mie opere un libro con studi sulla teologia del grande francescano e dottore della Chiesa Bonaventura Fidanza. Fin dall’inizio è stato evidente che quest’opera avrebbe contenuto anche i miei studi sul concetto di Rivelazione in san Bonaventura, condotti assieme all’interpretazione della sua teologia della storia, negli anni 1953-1955, ma finora inediti.

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Card. Ratzinger: Ecco perchè non bisogna rassegnarsi all’aborto

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Tratto da Avvenire del 9 maggio 2008

Trent’anni fa, il 6 giugno 1978, entrò in vigore la legge 194. Pubblicata nella Gazzetta ufficiale il 22 maggio, cominciò ad essere applicata dopo il rituale periodo di “vacatio legis”: 15 giorni dopo. Ci separano da quella data cinque milioni di aborti timbrati dallo Stato ed eseguiti nella forma del servizio sociale. Sono stati anche trent’anni di discussione sulla legge. Quanto meno il “popolo della vita” ha impedito che il capitolo fosse chiuso. È valsa e vale la pena? Questa domanda la pose Benedetto XVI, allora cardinale Ratzinger, il 19 dicembre 1987, concludendo un convegno su “Il diritto alla vita e l’Europa”. Oggi quando la discussione sulla Legge 194 è diventata più vivace, la rilettura di quel discorso è particolarmente opportuna. Nell’impossibilità di riportare l’intero testo, ne riprendiamo soltanto qualche brano.

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Chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’aborto procu

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Chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’aborto procurato

Dopo l’articolo dell’Arcivescovo Fisichella sulla "bambina brasiliana"

Pubblichiamo la chiarificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, riportata dal quotidiano della Santa Sede "L’Osservatore Romano" nella sua edizione dell’11 luglio, sull’articolo pubblicato dallo stesso quotidiano dall’Arcivescovo Rino Fisichella sulla bambina brasiliana sottoposta ad aborto dei due gemelli che aspettava.

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Continua la Quaresima della Chiesa

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lux in tenebris lucetParlando in Africa, S. S. Benedetto XVI ha detto: “non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari… non si può risolvere il flagello con la distribuzione di preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema”. E questa volta tutta l’Europa si è scatenata contro il Papa e, purtroppo, anche un vescovo: http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=111151: vi invitiamo di nuovo a pregare e offrire fioretti alla Vergine perché la Chiesa torni all’obbedienza al Papa.

Trovate due brevi articoli che danno ragione al Papa qui: http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=194 e qui : http://www.kattoliko.it/leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1609  

Vi invitiamo a manifestare il vostro sostegno al Santo padre aderendo al gruppo http://www.facebook.com/pages/Ratzingerit-Amici-di-Joseph-Ratzinger/50194533734  dove già sono state lasciate oltre 100 testimonianze e sul quale vengono indirizzati ca. 300 massmedia.

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ISTRUZIONE DIGNITAS PERSONAE 2/

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TERZA PARTE:

NUOVE PROPOSTE TERAPEUTICHE
CHE COMPORTANO LA MANIPOLAZIONE DELL’EMBRIONE
O DEL PATRIMONIO GENETICO UMANO

 

24. Le conoscenze acquisite negli ultimi anni hanno aperto nuove prospettive per la medicina rigenerativa e per la terapia delle malattie su base genetica. In particolare ha suscitato un grande interesse la ricerca sulle cellule staminali embrionali e sulle possibili applicazioni terapeutiche future, che tuttavia fino ad oggi non hanno trovato riscontro sul piano dei risultati effettivi, a differenza della ricerca sulle cellule staminali adulte. Dal momento che alcuni hanno ritenuto che i traguardi terapeutici eventualmente raggiungibili mediante le cellule staminali embrionali potevano giustificare diverse forme di manipolazione e di distruzione di embrioni umani, è emerso un insieme di questioni nell’ambito della terapia genica, della clonazione e dell’utilizzo di cellule staminali, sulle quali è necessario un attento discernimento morale.

La terapia genica

25. Con il termine terapia genica si intende comunemente l’applicazione all’uomo delle tecniche di ingegneria genetica con una finalità terapeutica, vale a dire, con lo scopo di curare malattie su base genetica, anche se recentemente si sta tentando di applicare la terapia genica al trattamento di malattie non ereditarie, ed in particolare al trattamento del cancro.

In teoria, è possibile applicare la terapia genica a due livelli: nelle cellule somatiche e nelle cellule germinali. La terapia genica somatica si propone di eliminare o ridurre difetti genetici presenti a livello delle cellule somatiche, cioè delle cellule non riproduttive, che compongono i tessuti e gli organi del corpo. Si tratta, in questo caso, di interventi mirati a determinati distretti cellulari, con effetti confinati nel singolo individuo. La terapia genica germinale mira invece a correggere difetti genetici presenti in cellule della linea germinale, al fine di trasmettere gli effetti terapeutici ottenuti sul soggetto all’eventuale discendenza del medesimo. Tali interventi di terapia genica, sia somatica che germinale, possono essere effettuati sul feto prima della nascita – si parla allora di terapia genica in utero – o dopo la nascita, sul bambino o sull’adulto.

26. Per la valutazione morale occorre tener presenti queste distinzioni. Gli interventi sulle cellule somatiche con finalità strettamente terapeutica sono in linea di principio moralmente leciti. Tali interventi intendono ripristinare la normale configurazione genetica del soggetto oppure contrastare i danni derivanti da anomalie genetiche presenti o da altre patologie correlate. Dato che la terapia genica può comportare rischi significativi per il paziente, bisogna osservare il principio deontologico generale secondo cui, per attuare un intervento terapeutico, è necessario assicurare previamente che il soggetto trattato non sia esposto a rischi per la sua salute o per l’integrità fisica, che siano eccessivi o sproporzionati rispetto alla gravità della patologia che si vuole curare. È anche richiesto il consenso informato del paziente o di un suo legittimo rappresentante.

Diversa è la valutazione morale della terapia genica germinale. Qualunque modifica genetica apportata alle cellule germinali di un soggetto sarebbe trasmessa alla sua eventuale discendenza. Poiché i rischi legati ad ogni manipolazione genetica sono significativi e ancora poco controllabili, allo stato attuale della ricerca non è moralmente ammissibile agire in modo che i potenziali danni derivanti si diffondano nella progenie. Nell’ipotesi dell’applicazione della terapia genica sull’embrione, poi, occorre aggiungere che essa necessita di essere attuata in un contesto tecnico di fecondazione in vitro, andando incontro quindi a tutte le obiezioni etiche relative a tali procedure. Per queste ragioni, quindi, si deve affermare che, allo stato attuale, la terapia genica germinale, in tutte le sue forme, è moralmente illecita.

27. Una considerazione specifica merita l’ipotesi di finalità applicative dell’ingegneria genetica diverse da quella terapeutica. Taluni hanno immaginato la possibilità di utilizzare le tecniche di ingegneria genetica per realizzare manipolazioni con presunti fini di miglioramento e potenziamento della dotazione genetica. In alcune di queste proposte si manifesta una sorta di insoddisfazione o persino di rifiuto del valore dell’essere umano come creatura e persona finita. A parte le difficoltà tecniche di realizzazione, con tutti i rischi reali e potenziali connessi, emerge soprattutto il fatto che tali manipolazioni favoriscono una mentalità eugenetica e introducono un indiretto stigma sociale nei confronti di coloro che non possiedono particolari doti e enfatizzano doti apprezzate da determinate culture e società, che non costituiscono di per sé lo specifico umano. Ciò contrasterebbe con la verità fondamentale dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, che si traduce nel principio di giustizia, la cui violazione, alla lunga, finirebbe per attentare alla convivenza pacifica tra gli individui. Inoltre, ci si chiede chi potrebbe stabilire quali modifiche siano da ritenersi positive e quali no, o quali dovrebbero essere i limiti delle richieste individuali di presunto miglioramento, dal momento che non sarebbe materialmente possibile esaudire i desideri di ciascun singolo uomo. Ogni possibile risposta a questi interrogativi deriverebbe comunque da criteri arbitrari ed opinabili. Tutto ciò porta a concludere che una tale prospettiva d’intervento finirebbe, prima o poi, per nuocere al bene comune, favorendo il prevalere della volontà di alcuni sulla libertà degli altri. Si deve rilevare infine che nel tentativo di creare un nuovo tipo di uomo si ravvisa una dimensione ideologica, secondo cui l’uomo pretende di sostituirsi al Creatore.

Nell’affermare la negatività etica di questo tipo di interventi, che implicano un ingiusto dominio dell’uomo sull’uomo, la Chiesa richiama anche la necessità di tornare ad una prospettiva di cura delle persone e di educazione all’accoglienza della vita umana nella sua concreta finitezza storica.

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